Il progetto
Quando nel maggio del 1915 l’Italia entrava in guerra, non varcava solo un confine geografico, ma anche la soglia di un tempo nuovo e irreversibile. Quella che attendeva i soldati non era più una guerra risorgimentale, ma un conflitto con caratteristiche industriali e con nuove tecnologie altamente offensive. Gas, mitragliatrici e bombardamenti non si limitavano a uccidere i soldati: laceravano, sfiguravano e smembravano, mettendo la scienza medica di fronte a una vera e propria tassonomia del dolore ancora ignota.
Il progetto “L’Officina dei corpi” nasce per raccontare come la città di Bologna e, in particolare, l’Istituto Ortopedico Rizzoli, abbiano risposto e si siano mobilitati di fronte al conflitto.
Situato nelle retrovie ma strategicamente connesso alla linea del fronte grazie alla rete ferroviaria, il Rizzoli – sotto la guida illuminata di Vittorio Putti- divenne così un ingranaggio fondamentale della sanità di guerra.
Di fronte a migliaia di mutilati, Putti intuì la necessità di un approccio dai tratti quasi “fordisti”: l’ospedale divenne una fabbrica di riparazione umana, dove l’eccellenza chirurgica si univa all’innovazione tecnica dell’Officina Nazionale di Protesi.
Il cuore di questo percorso è rappresentato dal Fondo “Grande Guerra”: un patrimonio di oltre 4100 cartelle cliniche custodite presso l’archivio storico dell’Istituto che non riportano solo dati burocratici asettici e distanti, ma la vita vera dei soldati. Attraverso radiografie su vetro, diari clinici e documenti amministrativi, emergono le vicende di uomini come il marinaio Paolo Modugno, sopravvissuto ai sommergibili, o di coloro che, stremati dall’orrore della trincea, scelsero la strada disperata dell’autolesionismo.
Dalla prima linea al treno-ospedale, dalla sala operatoria alla Casa di rieducazione professionale, questo percorso ricalca il viaggio fisico ed emotivo dei soldati. Ed è il racconto di come, tra 1915 e 1920, la scienza medica abbia compiuto un balzo in avanti epocale, mosso dalla tragica necessità di riparare i viventi – e in questo caso un’intera generazione segnata dagli orrori e dalle violenze del conflitto.
HANNO CONTRIBUTO AL PROGETTO:
- Direzione scientifica: Vincenzo Lavenia (UNIBO), Sara Nanni (IRCCS Rizzoli)
- Comitato scientifico: Anna Grillini (UNITO), Franco Motta (UNITO), Dario Taraborrelli (Hibou)
- Intervento archivistico: Denise Nardin, Dario Taraborrelli
- Attività di ricerca: Anna Grillini, Nazareno Chimienti
- Design grafico: Diego Segatto
- Biblioteca storica dell’Istituto ortopedico Rizzoli “Umberto I”
- Annamaria Milanesi, Patrizia Tomba – Chiara Spataro, Isabelle Giavaresi
ENTI PROMOTORI
- Università di Bologna – Dipartimento di storia, culture, civiltà
- IRCCS – Istituto ortopedico RIzzoli di Bologna
REALIZZAZIONE ESECUTIVA
- Hibou soc. coop.
REALIZZATO CON IL CONTRIBUTO DI
- Ministero della cultura – Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
IN COLLABORAZIONE CON
- Museo civico del Risorgimento del Comune di Bologna
- Museo storico italiano della guerra di Rovereto
- Università di Bologna – Dipartimento di Filologia Classica e Italianistica – Centro Studi Medical Humanities